Hanno ammazzato Chico Mendes #3
La difesa dell'ambiente, per essere veramente tale, deve andare di pari passo con la difesa dei più poveri. Chico Mendes lo diceva nella foresta Amazzonica e per questo lo hanno ammazzato
Ciao a tutti,
prima di parlare di questa puntata, un’informazione per così dire di servizio. Dopo le prime tre puntate dedicate agli omicidi (la prima parlava di quello di John Lennon, la seconda di Piersanti Mattarella), facciamo un piccolo break a metà della serie. La prossima puntata, infatti, non uscirà lunedì prossimo, ma lunedì 16 maggio. Poi, per tre settimane di fila, usciranno le ultime tre puntate: due sono ambientate in Italia nel ventunesimo secolo, l’altra in un passato un po’ più remoto e in due diversi continenti.
L’obiettivo di raccontare questi omicidi, avvenuti spesso nel passato, è anche quello di parlare di cose che riguardano l’attualità. In questa puntata, parlando dell’omicidio di Chico Mendes, attivista sindacale del popolo della foresta Amazzonica, si parla di difesa dell’ambiente. Oggi è molto più facile farlo di quanto non lo fosse nel 1988, quando Chico Mendes è stato ammazzato a Xapuri, in Brasile. Ma è molto più facile farlo anche rispetto a qualche anno fa: su questo tema, infatti, c’è oggi una consapevolezza maggiore e di questo dobbiamo dire grazie anche alla generazione che quando è morto Chico non era ancora nata.
La puntata si può ascoltare cliccando sulla cassetta
Oppure a questo link di Spreaker
Oppure anche qui (Apple podcast), qui (iHeart) e su tutte le altre piattaforme
In questa foto si vede Chico Mendes nella sua casa (sì, insomma, casa è una parola grossa…) di Xapuri. Più o meno è il luogo dove è stato ammazzato. Se avete già ascoltato il podcast capite di cosa sto parlando, se non lo avete fatto vi suggerisco di riguardare queste foto dopo averlo ascoltato.
Durante la puntata del podcast parlo spesso del lavoro dei seringueros, ovvero degli estrattori del lattice dagli alberi del caucciù della foresta amazzonica. In questa immagine Chico Mendes fa, più o meno, vedere come si fa.
Per cambiare le cose bisogna partecipare. E in quest’altra immagine si vede Chico, insieme ad altri un po’ annoiati abitanti di Xapuri mentre stanno facendo la fila a un seggio elettorale. Gli anni Ottanta in Brasile sono stati un periodo molto complicato, con una democrazia molto fragile e sempre a rischio. E la partecipazione è il modo migliore per occuparsi della salute della democrazia.
Dopo la sua morte Chico Mendes è diventato un eroe nazionale in Brasile. Mentre registravo questo episodio del podcast, pensavo che ha una cosa molto importante in comune con Piersanti Mattarella, che è invece stato il protagonista della puntata precedente. Entrambi avevano grandi obiettivi e il metodo che hanno usato per raggiungerli (e per combattere i loro nemici) è sempre stato il dialogo. Non il dialogo fine a se stesso, ma come mezzo per fare fronte comune per un obiettivo più grande, anche con chi non la pensava esattamente come loro su tutto. Il dialogo è una forza potentissima e spaventosa. Per Piersanti Matterlla e per Chico Mendes è stato una condanna a morte.
Vi lascio un po’ di link se volete saperne qualcosa di più sulla questione della deforestazione dell’Amazzonia. Il sito dedicato del Wwf riporta numerose informazioni di contesto e di attualità e spiega con un linguaggio chiaro quello che sta succedendo. Sempre il Wwf ha fatto anche una mappa interattiva che permette di monitorare gli incendi. Qui invece c’è una lettera scritta da un gruppo di scienziati brasiliani che spiega abbastanza bene cosa sta succedendo negli ultimi mesi (è in inglese).
Stavolta non ho fatto una playlist perché era complicato trovare delle cose coerenti, ma il Brasile è pieno zeppo di musica meravigliosa. Avete Spotify, avete Youtube, avete mille altre cose, se non conoscete Vinicius de Moraes o Joao Gilberto, per favore, fatevi un regalo e rimediate
Nell’episodio precedente, quello dedicato a Piersanti Mattarella, ho commesso un errore. Attorno al minuto 4.40 ho detto “8 febbraio” anziché “6 gennaio” (come in realtà è, e come ho detto in diversi altri passaggi del podcast) riferendomi al giorno in cui è stato ammazzato Mattarella. Ringrazio chi me l’ha fatto notare e chi pur essendosene accorto ha preferito glissare: chiedo scusa per il lapsus, perché le date sono importanti.
Con questa newsletter e questo podcast ci sentiamo, quindi, fra due settimane. Nel frattempo se vi va di spargere la voce sentitevi liberissimi di farlo. E se vi va di scrivermi e commentare mi trovate abbastanza facilmente sui miei profili social: critiche, suggerimenti, osservazioni, consigli e integrazioni sono sempre graditi.
Ho anche un sito dove raccolgo tutti gli episodi dei podcast. Quindi se proprio doveste sentire la mancanza e volete recuperare qualcosa di vecchio che non avete ascoltato, qui trovate tutto.